mercoledì 20 maggio 2020

Dall’oro al piombo


di Lorenzo Merlo 17/05/20

Tratti di arco degli ultimi 60 anni. Tratti di cosa siamo stati capaci partendo dalle migliori intenzioni.

Tutto è partito in data Berkley University, Beat generation, Movimento hippie, Pop Art, ’68, ’77, Compromesso storico, Brigate Rosse, il qualunquismo.
L’interruzione concretizzata in quei comportamenti, in quelle scelte, tendenze, idee e aspirazioni aveva tutta la ragione storica e dignità di ciò che esiste. Aveva tutta la necessità di fiorire.
Ha avuto molti meriti civili, culturali, ambientali, e politici. Ha sfondato le porte serrate dietro le quali si nascondeva il potere ottuso del bigottismo filogovernativo, del suo indottrinamento tout court.
Come se esistesse una grande legge invisibile chiamata del ciclo dell’avanguardia, quelle buone intenzioni tutte dedicate all’uomo, tutte critiche nei confronti di un sistema imperniato sull’avere, su valori non più rispettabili, si fecero travolgere ed integrare dall’onda di ritorno di quanto avevano creduto d’avere scansato.
Tutto era proseguito poi in data Stragi di Stato, Corruzione, Milano da bere, Edonismo, Opulenza. Il processo avanzava facile: scivolava giù dalla china. Quella che prima, dal lato opposto, avevano scalato i padri. Sulla quale si erano ammazzati di fatica ed erano anche morti per dare ai figli il meglio di loro stessi.
I figli dei fiori, posate le casacche frangiate, avevano indossato camicie a polsini per guidare banche e multinazionali. La normalità dell’uniformità era tornata. Con l’arma potenziata della tv ne avrebbe permesso ora un controllo maggiore. La sola stravaganza era l’individualismo. Cacio sui maccheroni.
Qualcuno, a volte, si chiede con che sentimenti possano i nostri nonni guardare dove il progresso li ha portati, ci ha portati. Anche loro saranno sorpresi di vedere tanto disastro nonostante l’impegno che ci avevano messo.
Il mostro della normalità si è così nutrito e ingrassato con i suoi stessi anomali foruncoli. E li ha digeriti.
Le sue feci ci circondano ora in un orrifico e pestilenziale abbraccio dal quale, incredibile ma vero, verrebbe da dire, appare impossibile liberarsi: ci sono ancora quelli che l’ha detto il telegiornale; che diffondono a pieni polmoni il loro pensiero senza avvederne la corrispondenza con quello unico.
Il riassunto dell’epopea del crollo può stare in quella frase? Certamente no, per i fideisti che vedono complottismo in chi pronuncia qualche pensiero critico. Certamente sì, per chiunque sia in grado di compiere la medesima sintesi. Per chiunque abbia lo spazio per comporre la stessa collana di eventi storici. Per chiunque possa ripercorrere la filologia che dall’oro ci ha portati al piombo.
Sì, il 1964 era stata una data d’avvio di grandi progetti. Ai suoi autori non servivano pianificazioni, ma partecipazione creativa. Da quello spirito comune sarebbero emerse realtà complici, coniugabili e desiderabili. Tutte orientate a saltare al di là del crepaccio storico che avevano provocato.
Non è andata proprio così. Non siamo stati all’altezza di gestire una nuova cultura. Ma siamo stati capaci di distruggere il buono di quella vecchia, al quale non avevamo fatto caso. Valori che avevano retto le identità degli individui dai tempi andati e lontani, erano stati semplicemente dimenticati.
Così ora siamo qui senza comunità cui riferirsi, senza criterio con cui educare i figli. Siamo qui, sul punto di morire con una sola certezza.
Noi nati in quella data, daremo ai nostri figli qualcosa di peggio del Vietnam, del razzismo, della guerra fredda. Gli lasceremo una terra stracciata e rabberciata a pezze di burocrazia, una società allo sbando ma definitivamente controllata, una dote piena di preoccupazioni e vuota di futuro, un’idea di democrazia che è ormai solo il succedaneo formale di una bella promessa, un’opera d’arte senza bellezza, incorniciata dalle feci della globalizzazione.
Avevamo l’oro evangelico dell’ingenuità, l’abbiamo trasformato in satanico piombo dell’avidità.

lunedì 20 aprile 2020

Filosofia della Salute in una forza politica




Perché mi piace il professor Diego Fusaro?
Lo conosco anche personalmente da anni e il motivo per cui apprezzo le sue analisi non sta nella sua conoscenza sul singolo tema, conoscenza che a volte può in realtà essere incompleta (è impossibile forse avere una preparazione perfetta su tutto quando si parla oggi di economia, domani di immigrazione, poi di cultura e infine di medicina e via discorrendo), ma la sua capacità di inquadrare tutto correttamente in una visione di insieme. Cosa che è possibile solo grazie alla sua disciplina, la Filosofia con la maiuscola, l'unica materia in grado di abbracciare la Totalità.

Tempo fa nella lettura del suo libro Minima mercatalia mi impressionò la sua esposizione dell' “idiotismo specialistico”. Oggi sostanzialmente i professionisti delle varie discipline si specializzano oltre ogni misura nel proprio campo arrivando in apparenza a padroneggiarlo alla perfezione, ma pagando in questo un costo altissimo: ognuno diventa del tutto incapace di legare il proprio contributo al quadro generale, alle altre discipline.
Accade così che un certo pensiero, una proposta che può essere perfetta in uno specifico campo possa avere ricadute disastrose in altri ambiti senza per questo disturbare minimamente chi quella proposta l'ha elaborata.
Super specializzati e proprio per questo idioti.

Oggi questa idea dell'idiotismo specialistico mostra i suoi risvolti nella crisi sanitaria legata all'influenza Covid-19 e la parte più drammatica è che buona parte di questo idiotismo non si manifesta nemmeno nel mancato confronto tra discipline distanti, quali la medicina e l'economia, ma all'interno stesso del mondo medico-scientifico a sua volta diviso in mille compartimenti stagni.
Al fine di contenere il contagio e la diffusione della malattia tutti i governi, e quello italiano in modo esasperato, hanno imposto misure d'emergenza quali l'uso di mascherine, guanti, gel, pulizie e disinfestazioni totali, divieto di uscire dalla propria abitazione se non per necessità inevitabili o per lavoro (per quello secondo il capitale si può sempre morire).
Ma proprio qui si manifesta l'idiozia di queste misure. Perché se è vero che possono essere utili a contenere la Covid-19 (fingiamo per un attimo che non ci siano medici e biologi dubbiosi in proposito) è anche vero che quelle stesse precauzioni possono causare danni su altri fronti.
La quasi impossibilità a uscire di casa limita certamente le probabilità di contagio, ma al tempo stesso, specialmente ora che si va incontro alla bella stagione, ci impedisce di sintetizzare con l'esposizione al Sole quella vitamina D di cui siamo tanto carenti e che è invece fondamentale per il sistema immunitario.
L'uso della mascherina a sua volta può proteggerci dal virus o impedire che siamo noi a diffonderlo. Ma è anche vero che protratto per ore, specialmente in condizione di sforzo fisico (ad esempio lavorando) limita la nostra assunzione di ossigeno e aumenta quella di anidride carbonica (ipercapnia), con ripercussioni negative sulla tenuta fisica e sul cervello.
Anche i guanti possono aiutare nel prevenire il passaggio di un virus ma indossarli in modo continuo limita la capacità di azione del nostro microbiota, ossia quell'insieme di microrganismi che ospitiamo anche sulla pelle e che hanno una loro funzione protettiva contro i patogeni.
Non da ultimo non sottovalutiamo il costante clima di paura e allerta che le istituzioni hanno sistematicamente alimentato sin dall'inizio di questa crisi portando una larga parte della popolazione a farsi delatori dei presunti comportamenti pericolosi altrui. Ebbene, la paura e potremmo dire il malumore in generale influenzano negativamente la nostra salute, la risposta immunitaria, predispongono a malattie psicosomatiche secondo alcuni sino allo sviluppo di tumori.

E l'elenco potrebbe proseguire con i divieti a svolgere attività fisica, il distanziamento sociale, le misurazioni della temperatura coi termoscanner, i tracciamenti personali e via dicendo.

Per questo siamo fortemente dubbiosi sulla bontà delle misure d'emergenza sin qui imposte. Perché anche ammettendo la loro efficacia e anche riconoscendo che oggi l'emergenza è la Covid-19 e non altro (ma anche qui potremmo esprimere molti dubbi), queste misure si concentrano sul limitare una singola patologia e perdono di vista l'obiettivo reale della scienza medica e della biologia, ossia la salute umana nel suo complesso.
Il gioco molto probabilmente non vale la candela. La lotta esasperata per evitare sino all'ultimo contagio di una malattia che giorno dopo giorno diventa sempre più facilmente trattabile rischia di produrre, e produrrà, effetti ben più devastanti su altri fronti della salute degli italiani sul lungo periodo.

In pochi se ne accorgeranno e un domani, di fronte all'insorgere di altre patologie, faranno “due più due” facendo risalire quelle future malattie alle misure scellerate di questi giorni.
Specializzati e idioti, persino in senso cronologico, tanto da non saper legare il domani all'oggi.

Noi vogliamo crescere sotto questo punto di vista e lavorare per proporre ai cittadini italiani non misure d'emergenza valide solo nel caso specifico, ma una cultura della salute e della prevenzione totali e universalmente efficaci.

martedì 31 marzo 2020

J'accuse: basta incensare Bergamo, la Lombardia e l'Italia



Premessa: se avete bisogno di buonumore, se avete bisogno di parole mielose, di politicamente corretto, di parole allineate all'unica narrazione del momento per sentirci tutti parte di un unico, immenso, virtuale e soprattutto ipocrita abbraccio che da dietro gli eccessi del "Io resto a casa" trapassa le pareti domestiche – e presto le trapasserà ancora più efficacemente grazie al 5G che ci installeranno fuori dalle nostre case anche grazie alla vostra decisiva collaborazione – non continuate a leggere.
Perché quella che vado a scrivere è un'autocertificazione di antipatia, un'antipatia dalla quale non posso più astenermi, soffocato come mi sento dal crescendo di miope autoesaltazione fine a se stessa del nostro paese.
In questi giorni si sprecano le bandiere tricolori sui balconi, i video autocelebrativi e i meme condivisi tramite le reti sociali alla velocità dell'idiozia in cui a seconda della dimensione territoriale, ci raccontiamo a vicenda quanto noi bergamaschi, noi lombardi, noi italiani siamo bravi, belli, solidali, forti, intelligenti, sani.
Ma tutto questo ha per me lo stesso sapore di quei funerali in cui anche il peggior elemento, da morto, viene da tutti ricordato come una brava persona.

Io che in questi giorni ho fatto una scelta individualista e ho deciso di approfittare della quarantena per stare con la famiglia e riprendermi da malesseri precedenti, mi tolgo sinceramente il cappello di fronte ai tanti che stanno dando l'anima per chi ha bisogno. Penso tra tutti ai volontari degli apini e della protezione civile che in pochi giorni stanno facendo fiorire un ospedale praticamente dal nulla alla fiera di Bergamo, lavorando giorno e notte senza niente chiedere in cambio.

Eppure qualcosa non torna. Perché un popolo così apparentemente meraviglioso, se davvero fosse tale, non sarebbe mai dovuto arrivare a questo punto.
I gesti di solidarietà valgono tantissimo a prescindere da ogni altra considerazione, questo sia chiaro.
Ma da militante politico che nel corso degli anni ha lavorato con vari gruppi e associazioni mettendoci la faccia in pubblico e in piazza mi chiedo dov'era questo popolo così attento ai bisogni del prossimo quando in tre gatti a un gazebo denunciavamo lo smantellamento dello stato e delle sue strutture tra cui la sanità a favore di interessi privati? Chi oggi si spacca la schiena per costruire un ospedale dov'era quando qualcuno cercava di spiegare l'importanza di una sanità pubblica adeguatamente attrezzata e l'importanza di una diffusa cultura della salute tra la popolazione? Chi oggi meritoriamente consegna farmaci agli anziani dov'era quando dimostrava la riduzione della vecchiaia a gigantesco affare per le case farmaceutiche grazie alla dipendenza indotta alle medicine? Chi oggi si barrica in casa e indossa mascherine anche quando fa l'amore come fosse un preservativo, dov'era quando c'era chi condivideva una seria cultura della salute diffusa tra la popolazione come prima via di prevenzione che alleggerisse proprio la pressione sul sistema sanitario?

Me le ricordo le risposte ricevute ai gazebo, agli inviti via messaggio, alle pubblicazioni, alla fine delle conferenze. Me le ricordo quasi una per una.
Non ho tempo.
Siete troppo avanti.
Ho altro da fare.
Siete troppo pochi, cosa volete fare?
Non mi interessano queste cose.
E' sempre stato così, non serve cercare di cambiare.
Seguo già l'Atalanta.

Certo, sono arrabbiato, ma non ancora del tutto stupido. Non tutti quelli che oggi si stanno prodigando per combattere l'emergenza erano necessariamente degli egoisti fino a ieri.
Ma temo fortemente che in molti lo fossero, altrimenti non si spiega come si sia arrivati al disasstro di oggi.
Non si spiega come siano stati tagliate decine di miliardi alla sanità nell'indifferenza generale se tutti qui in Italia e a Bergamo siamo così patriottici da esporre il Tricolore e cantare al cielo l'inno nazionale.
Non si spiega come mai enormi superfici di verde siano stati sacrificati alla speculazione privata (non da ultima la BreBeMi) se qua a Bergamo e in Italia siamo tutti così premurosi per la nostra salute e quella degli altri, tanto che non solo ormai teniamo il metro di distanza l'uno con l'altro, ma, per sicurezza, teniamo anche la macchina parcheggiata a un metro dalla striscia del parcheggio così da occupare due posti, tanto in quel caso gli altri non esistono.
Non si spiega come non vengano lasciati mezzo chilo di pasta o un chilo di farina a chi - non avendo ceduto all'isteria - vorrebbe fare una spesa ordinaria, se tutti sono così altruisti e quindi dovrebbero evitare di saccheggiare i supermercati come se gli altri non mangiassero.

E ancora di più non posso non notare l'ipocrisia giustizialista di un popolo che sta alla finestra a osservare e denunciare dalle tastiere dei telefonini e dei computer chi passeggia liberamente a 500 metri di distanza dalla più vicina forma di vita, chi non ha la mascherina, chi porta fuori il cane, chi non ha i guanti quando va a fare la spesa.
Perché questa è una terra in cui milioni di persone hanno fatto dell'illegalità e del pressapochismo una disciplina olimpica fino all'altro ieri e questo ha contribuito a portare l'Italia a essere la zimbella d'Europa. E se pensiamo di cavarcela dicendo che la colpa è come sempre dei "politici", ricordiamo che la mela non cade lontana dall'albero e una classe politica affarista e grossolana non può che trovar sostegno in un elettorato a sua immagine e somiglianza.
Se siamo così bravi qualcuno mi spieghi perché quando esco per commissioni vedo puntualmente, pur tra le poche auto in circolazione, gente che alla guida indossa diligentemente la mascherina eppure guarda il cellulare anziché la strada.


No Bergamo, Lombardia, Italia... è vero che vi ho sempre amate tutte quante, altrimenti non avrei militato per anni nella politica di periferia per migliorarvi e non continuerei a farlo. Ma vi ho sempre amate non per come siete, ma per come dovreste essere.
E purtroppo oggi non state cambiando. Non eravate degne di lode prima, non lo siete ora. Siete una terra come ve ne sono molte al mondo, coi propri pregi e i propri difetti e non voglio unirmi a un coro che con ipocrisia vuole mascherare proprio questi ultimi esaltando delle qualità che invece non ci sono.

Tutto questo non sta accadendo per caso. Le crisi sono occasioni di cambiamento, sono opportunità, anche nel dolore e nella perdita. Purtroppo sto prendendo atto che questa crisi non sta producendo il necessario cambiamento nelle persone di queste terre che invece si stanno radicando nel loro precedente e sbagliato modo di essere.

Per questo voglio concludere con la speranza che, almeno da qui in avanti, le cose possano finalmente migliorare e lo slancio altruistico, così come il senso di appartenenza di questi giorni, possano in futuro essere indirizzati su una via davvero costruttiva.

lunedì 23 marzo 2020

Proposta per l'immediato potenziamento della Sanità


In un momento di drammatica emergenza sanitaria - emergenza che sussiste a dispetto del fatto che la versione degli eventi non sia proprio quella veritiera - è necessario proporre una soluzione immediata e fattibile per potenziare in tempi brevi la Sanità pubblica.

Partirò da una semplice esperienza personale per arrivare alla proposta organica. Come lavoratore metalmeccanico il mio contratto collettivo prevede che l'azienda versi circa 13 euro al mese a un fondo per il finanziamento di piani sanitari a mezzo assicurazioni e sono molte altre le categorie che possono usufruire contrattualmente di questa forma di assistenza sociale che permette di accedere o a prestazioni sanitarie private o di ottenere rimborsi.
Poiché in questi mesi è in corso la trattativa tra sindacati metalmeccanici e aziende per il rinnovo del CCNL, qualche settimana fa ho chiesto a un RSU di far arrivare ai delegati di più alto livello una mia idea: proporre l'abolizione totale del nostro fondo sanitario e prevedere col nuovo contratto di lavoro che le aziende continuassero sì a versare le 13 euro mensili, ma a favore della sanità pubblica.
Si è trattato ovviamente più di una soddisfazione personale a futura memoria perché dubito che la voce di un comune lavoratore metalmeccanico sia arrivata a Roma e ancor più dubito che possa essere fatta sentire sopra gli interessi particolari che certamente prevalgono in questi fondi, gestiti da assicurazioni private.
Ma l'idea era quella di voler dare un contributo a tutta la comunità nazionale, investendo nella Sanità pubblica, anziché limitare la prospettiva di un contratto di lavoro ai soli addetti metalmeccanici e favorendo i privati.
Se tutti i contributi mensili di questo tipo di ogni categoria lavorativa e che le aziende già versano venissero dirottati sulla Sanità pubblica, ne trarrebbero beneficio non solo i lavoratori che oggi hanno questo sostegno in busta paga, ma anche quelle categorie più disagiate - precari, disoccupati, partite IVA, false cooperative, etc - che non hanno la fortuna di avere un contratto con questo sostegno.

Stiamo parlando dunque di centinaia di milioni di euro l'anno che andrebbero a rafforzare i finanziamenti attuali.
Dobbiamo dunque proporre l'abolizione immediata di tutti i fondi sanitari privati di categoria e la confisca immediata di tutte le somme già versate da destinare seduta stante alla Sanità pubblica. Come già detto i premi che le aziende attualmente già versano a favore dei lavoratori dovranno a loro volta finire alla Sanità.

A fianco di questa proposta d'impatto immediato, per il medio periodo è opportuno chiedere:
  • la confisca della sanità privata e successiva messa fuori legge della stessa secondo quando previsto dalla Costituzione;
  • la confisca di tutte le case farmaceutiche con sede in Italia o operanti in Italia;
  • un inquadramento di tutti i liberi professionisti della salute - medici privati, biologi, tecnici di laboratorio, farmacisti - che permetta di mobilitare questo personale temporaneamente a favore della Sanità pubblica in momenti di crisi (in momenti ordinari potranno esercitare liberamente la loro professione privata a differenza delle aziende sanitarie private che come detto saranno abolite);
  • l'integrazione tra l'attuale sistema sanitario fondato quasi esclusivamente sulla medicina allopatica e la galassia dei professionisti del settore della salute non riconosciuti, o non completamente, come veri e propri sanitari (omeopati, osteopati, operatori di medicina non allopatica in genere, naturopati, etc) il cui potenziale può essere utile soprattutto nella prevenzione e nella cura della persona sul lungo periodo colpendo la causa del malessere e non l'effetto;
  • l'abolizione degli ordini professionali in campo sanitario;
  • l'abolizione della "legge Lorenzin" sull'obbligo vaccinale e il ritorno alla status quo ante, oggi più che mai necessario al fine di indagare l'impatto delle vaccinazioni di ogni tipo sul cattivo funzionamento del sistema immunitario di una popolazione sempre più malata;
  • l'apertura di un'indagine sui legami tra esponenti della politica, dell'Agenzia Italiana del Farmaco, dell'Istituto Superiore di Sanità, OMS e lobbisti delle case farmaceutiche con l'estensione a questo ramo di inchiesta delle leggi speciali antimafia.

sabato 7 marzo 2020

La guerra dei mondi...



Molti di voi avranno letto di quell'incredibile episodio verificatosi il 30 ottobre del 1938 quando un giovanissimo Orson Wells ingannò dai microfoni di una trasmissione radiofonica della CBS il pubblico di ascoltatori grazie alla magistrale interpretazione e lettura del romanzo di fantascienza di H.G. Wells La guerra dei mondi.
Sebbene non fosse intenzione sua o dei produttori del programma, Wells finì col far credere a una parte del pubblico che fosse davvero in corso un'invasione marziana del territorio degli Stati Uniti, provocando ondate di isterie, fughe e considerevoli danni.

In quelle ore non stava accadendo assolutamente nulla, ma fu sufficiente che la gente credesse che qualcosa stesse realmente succedendo per provocare conseguenze gravi e reali.
E Wells, ricordiamolo, aveva a disposizione solo una radio.
Niente televisione, niente internet, niente reti sociali, niente telefoni cellulari per far rimbalzare le notizie alla velocità dell'idiozia.
Lui e pochi altri erano semplicemente chiusi in uno studio radiofonico a leggere un libro e qualcuno da casa ha creduto a quanto stava ascoltando...

Figuriamoci cosa avrebbe potuto fare oggi.

Per fortuna viviamo in tempi civilizzati in cui non crediamo più alle sciocchezze che ci vengono propinate rendendo veri con le nostre sconsiderate reazioni pericoli che nemmeno esistono... Giusto!!??

Ah, dimenticavo. Vi ricordate come vengono sconfitti i marziani nel racconto La guerra dei mondi? Non dall'uomo... sono tutti uccisi dai batteri di cui la nostra aria naturale è ricca...

Aspettando la zona rossa...


martedì 25 febbraio 2020

Non c'è un virus dentro di noi, ma una dittatura


Nonostante l'orgogliosa pretesa degli occidentali di vivere non solo nel migliore, ma nell'unico mondo possibile, gli eventi di questi giorni - e non ripetiamo di nuovo a cosa ci riferiamo - hanno dimostrato quanto siano in realtà dittatoriali il nostro sistema e ancora di più la nostra interiorità.
E' stato sufficiente convogliare la paura tra la popolazione costruendola su una colossale menzogna per indurla a un comportamento irrazionale, autolesionista e accettare un clima al limite del coprifuoco... esattamente quello che in Occidente si imputa alle dittature contemporanee o quelle storiche novecentesche in Europa.

Eppure nessun formale potere dittatoriale ci ha imposto nulla. 

Sono state le persone, nella propria ignoranza, nella propria pigrizia, nel proprio conformismo, ad assumere comportamenti utili non a se stesse ma al potere ed è questa la grande furbizia su cui il potere stesso si appoggia per mantenersi molto più saldo dei regimi propriamente detti.
Qui ci vengono alla mente le parole del filosofo e scrittore francese del '500 Etienne de La Boetie, "… vorrei soltanto riuscire a comprendere come sia possibile che tanti uomini, tanti paesi, tante città e tante nazioni talvolta sopportino un tiranno solo, che non ha altro potere se non quello che essi stessi gli accordano, che ha la capacità di nuocere loro solo finché sono disposti a tollerarlo, e che non potrebbe fare loro alcun male se essi non preferissero sopportarlo anziché opporglisi" (dal "Discorso sulla servitù volontaria").
Il comportamento degli italiani in questi giorni, una condotta assolutamente funzionale a un regime dittatoriale, dimostra una volta di più come sia il popolo stesso l'unico e solo responsabile del proprio destino e della condizione in cui versa.
E questo ci dimostra come la dittatura, la tirannide, non sia una condizione esterna al cittadino, ma interiore.
Essa viene proiettata e prende forma nelle istituzioni nel momento in cui la cittadinanza, "dittatoriale dentro", lo permette o addirittura lo desidera e dimostra quindi l'esistenza di un lato oscuro e poco riconosciuto della natura umana.
E poiché l'Italia non è certo una rosa (appassita) nel deserto e quasi tutti gli altri popoli del mondo dimostrano la stessa propensione all'autodittatura, questo ci permette di compiere un primo passo nella lotta politica e nella riconquista della libertà e che ci porta al confine tra il politico e l'esoterico.

Così come la libertà medesima è una condizione prima di tutto interiore, e questo già è stato detto e scritto da molti, lo è anche la dittatura. Per poter coerentemente ed efficacemente sconfiggere l'oppressore fuori da noi, dobbiamo prima di tutto sconfiggere quello che portiamo dentro... quello che vuole essere piacevolmente manipolato dal tiranno o che, segretamente, vorrebbe sedere al suo posto.

„… vorrei soltanto riuscire a comprendere come sia possibile che tanti uomini, tanti paesi, tante città e tante nazioni talvolta sopportino un tiranno solo, che non ha altro potere se non quello che essi stessi gli accordano, che ha la capacità di nuocere loro solo finché sono disposti a tollerarlo, e che non potrebbe fare loro alcun male se essi non preferissero sopportarlo anziché opporglisi.“

Origine: https://le-citazioni.it/frasi/171991-etienne-de-la-boetie-vorrei-soltanto-riuscire-a-comprendere-come-sia/

„… vorrei soltanto riuscire a comprendere come sia possibile che tanti uomini, tanti paesi, tante città e tante nazioni talvolta sopportino un tiranno solo, che non ha altro potere se non quello che essi stessi gli accordano, che ha la capacità di nuocere loro solo finché sono disposti a tollerarlo, e che non potrebbe fare loro alcun male se essi non preferissero sopportarlo anziché opporglisi.“

Origine: https://le-citazioni.it/autori/etienne-de-la-boetie/
„… vorrei soltanto riuscire a comprendere come sia possibile che tanti uomini, tanti paesi, tante città e tante nazioni talvolta sopportino un tiranno solo, che non ha altro potere se non quello che essi stessi gli accordano, che ha la capacità di nuocere loro solo finché sono disposti a tollerarlo, e che non potrebbe fare loro alcun male se essi non preferissero sopportarlo anziché opporglisi.“

Origine: https://le-citazioni.it/autori/etienne-de-la-boetie/
„… vorrei soltanto riuscire a comprendere come sia possibile che tanti uomini, tanti paesi, tante città e tante nazioni talvolta sopportino un tiranno solo, che non ha altro potere se non quello che essi stessi gli accordano, che ha la capacità di nuocere loro solo finché sono disposti a tollerarlo, e che non potrebbe fare loro alcun male se essi non preferissero sopportarlo anziché opporglisi.“

Origine: https://le-citazioni.it/autori/etienne-de-la-boetie/