venerdì 7 agosto 2020

"Asintomatico", il nuovo peccato originale

 

da Simone Boscali


A dimostrazione ulteriore di come la vicenda covid sia stata imposta a suon di meccanismi tipici delle religioni più che dell'ideologia, abbiamo un parallelo interessante.

Nel cristianesimo accademico è presente il tema del “peccato originale”. Lungi da me dissertare su questo concetto in quanto tale (sono anch'io cristiano), quello che interessa è spiegarne la funzione, ossia convincere il fedele che a dispetto della propria condotta personale cristallina egli è sempre macchiato dalla nascita di un qualcosa che lo rende impuro, una colpa che non ha commesso (“azz, dove l'ho messo il peccato originale? L'avevo qui in tasca...”) e che nonostante questo lo condiziona e che va espiata con l'assoluto sottostare alla dottrina.

In parole povere un meccanismo di mortificazione anche delle persone migliori e di controllo sociale.

Ecco, in quest'epoca di decadenza di ogni forma di spiritualità, il vuoto lasciato dall'idea di peccato originale, cui la società s-cristianizzata non vuole più sottostare, è stata ora sostituita efficacemente da quella dell' “asintomatico”.

In quest'epoca di [presunta] epidemia una persona non è più libera di sentirsi sana, così come sotto le ere oscure della Chiesa non era libera di sentirsi pura da ogni colpa.

Chi si sente bene, ha cura di se stesso e non ha contatti a rischio con alcuno da tempo, è comunque macchiato di una colpa originale del tutto analoga a quella religiosa: è un potenziale asintomatico, un temibile portatore del nuovo peccato, ossia il contagio, senza nemmeno saperlo e per di più occultato.

Praticamente un posseduto dal demonio... e in quanto tale la persona non può circolare liberamente ma deve mortificarsi allo stesso modo di chi nei tempi che furono si batteva continuamente il petto a suon di “mea culpa” non per qualcosa che aveva fatto, ma per qualcosa di cui lo avevano convinto.

E la mortificazione di oggi è l'utilizzo delle assurde mascherine che ci ostiniamo a chiamare “chirurgiche”. Basandosi sulle stesse informazioni dei produttori non ci vuole un gran ragionare per comprenderne la quasi totale inutilità a livello sanitario trattandosi di uno strumento che non protegge per nulla la persona che la indossa e che alla meglio trattiene l'emissione di batteri (ma il coronavirus si chiama così proprio perché non è un batterio...) e i virus unicamente contenuti nelle goccioline di saliva lasciando allegramente sfuggire gli altri...

… a patto ovviamente che la persona li abbia 'sti virus, che sia infetta. Perché a fronte di una immensa maggioranza di persone sane, l'utilizzo di una mascherina che dovrebbe in teoria trattenere in ciascuno le sue schifezze ha senso solo presumendo che quella persona sia infetta, cosa che nella realtà non ha riscontro.

Per questo la mascherina è uno strumento di controllo, di sottomissione, un marchio grazie al quale identificare facilmente grazie all'esposizione del nuovo simbolo religioso il fedele e l'infedele, la pecorella ubbidiente e quella smarrita da recuperare e convertire.

E quel che è peggio è che si tratta di un marchio che di fatto il “fedele”, il nuovo “peccatore” che ha paura di se stesso perché potrebbe essere un malato che non lo dimostra, l'inconsapevole sano che crede di essere un asintomatico, il simbolo se lo colloca di sua volontà.

E così come chi si lascia condizionare dall'idea di peccato originale, anche chi teme di essere sempre e comunque un potenziale untore percorre il triste destino dell'essere umano che si trattiene e limita l'espressione del proprio, divino pontenziale.