Perché mi piace il
professor Diego Fusaro?
Lo conosco anche
personalmente da anni e il motivo per cui apprezzo le sue analisi non
sta nella sua conoscenza sul singolo tema, conoscenza che a volte può
in realtà essere incompleta (è impossibile forse avere una
preparazione perfetta su tutto quando si parla oggi di economia,
domani di immigrazione, poi di cultura e infine di medicina e via
discorrendo), ma la sua capacità di inquadrare tutto correttamente
in una visione di insieme. Cosa che è possibile solo grazie alla sua
disciplina, la Filosofia con la maiuscola, l'unica materia in grado
di abbracciare la Totalità.
Tempo fa nella lettura
del suo libro Minima mercatalia mi impressionò la sua
esposizione dell' “idiotismo specialistico”. Oggi sostanzialmente
i professionisti delle varie discipline si specializzano oltre ogni
misura nel proprio campo arrivando in apparenza a padroneggiarlo alla
perfezione, ma pagando in questo un costo altissimo: ognuno diventa
del tutto incapace di legare il proprio contributo al quadro
generale, alle altre discipline.
Accade così che un certo
pensiero, una proposta che può essere perfetta in uno specifico
campo possa avere ricadute disastrose in altri ambiti senza per
questo disturbare minimamente chi quella proposta l'ha elaborata.
Super specializzati e
proprio per questo idioti.
Oggi questa idea
dell'idiotismo specialistico mostra i suoi risvolti nella crisi
sanitaria legata all'influenza Covid-19 e la parte più drammatica è
che buona parte di questo idiotismo non si manifesta nemmeno nel
mancato confronto tra discipline distanti, quali la medicina e
l'economia, ma all'interno stesso del mondo medico-scientifico a sua
volta diviso in mille compartimenti stagni.
Al fine di contenere il
contagio e la diffusione della malattia tutti i governi, e quello
italiano in modo esasperato, hanno imposto misure d'emergenza quali
l'uso di mascherine, guanti, gel, pulizie e disinfestazioni totali,
divieto di uscire dalla propria abitazione se non per necessità
inevitabili o per lavoro (per quello secondo il capitale si può
sempre morire).
Ma proprio qui si
manifesta l'idiozia di queste misure. Perché se è vero che possono
essere utili a contenere la Covid-19 (fingiamo per un attimo che non
ci siano medici e biologi dubbiosi in proposito) è anche vero che
quelle stesse precauzioni possono causare danni su altri fronti.
La quasi impossibilità a
uscire di casa limita certamente le probabilità di contagio, ma al
tempo stesso, specialmente ora che si va incontro alla bella
stagione, ci impedisce di sintetizzare con l'esposizione al Sole
quella vitamina D di cui siamo tanto carenti e che è invece
fondamentale per il sistema immunitario.
L'uso della mascherina a
sua volta può proteggerci dal virus o impedire che siamo noi a
diffonderlo. Ma è anche vero che protratto per ore, specialmente in
condizione di sforzo fisico (ad esempio lavorando) limita la nostra
assunzione di ossigeno e aumenta quella di anidride carbonica
(ipercapnia), con ripercussioni negative sulla tenuta fisica e sul
cervello.
Anche i guanti possono
aiutare nel prevenire il passaggio di un virus ma indossarli in modo
continuo limita la capacità di azione del nostro microbiota, ossia
quell'insieme di microrganismi che ospitiamo anche sulla pelle e che
hanno una loro funzione protettiva contro i patogeni.
Non da ultimo non
sottovalutiamo il costante clima di paura e allerta che le
istituzioni hanno sistematicamente alimentato sin dall'inizio di
questa crisi portando una larga parte della popolazione a farsi
delatori dei presunti comportamenti pericolosi altrui. Ebbene, la
paura e potremmo dire il malumore in generale influenzano
negativamente la nostra salute, la risposta immunitaria,
predispongono a malattie psicosomatiche secondo alcuni sino allo
sviluppo di tumori.
E l'elenco potrebbe
proseguire con i divieti a svolgere attività fisica, il
distanziamento sociale, le misurazioni della temperatura coi
termoscanner, i tracciamenti personali e via dicendo.
Per questo siamo
fortemente dubbiosi sulla bontà delle misure d'emergenza sin qui
imposte. Perché anche ammettendo la loro efficacia e anche
riconoscendo che oggi l'emergenza è la Covid-19 e non altro (ma
anche qui potremmo esprimere molti dubbi), queste misure si
concentrano sul limitare una singola patologia e perdono di vista
l'obiettivo reale della scienza medica e della biologia, ossia la
salute umana nel suo complesso.
Il gioco molto
probabilmente non vale la candela. La lotta esasperata per evitare
sino all'ultimo contagio di una malattia che giorno dopo giorno
diventa sempre più facilmente trattabile rischia di produrre, e
produrrà, effetti ben più devastanti su altri fronti della salute
degli italiani sul lungo periodo.
In pochi se ne
accorgeranno e un domani, di fronte all'insorgere di altre patologie,
faranno “due più due” facendo risalire quelle future malattie
alle misure scellerate di questi giorni.
Specializzati e idioti,
persino in senso cronologico, tanto da non saper legare il domani
all'oggi.
Noi vogliamo crescere
sotto questo punto di vista e lavorare per proporre ai cittadini
italiani non misure d'emergenza valide solo nel caso specifico, ma
una cultura della salute e della prevenzione totali e universalmente
efficaci.
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