lunedì 20 aprile 2020

Filosofia della Salute in una forza politica




Perché mi piace il professor Diego Fusaro?
Lo conosco anche personalmente da anni e il motivo per cui apprezzo le sue analisi non sta nella sua conoscenza sul singolo tema, conoscenza che a volte può in realtà essere incompleta (è impossibile forse avere una preparazione perfetta su tutto quando si parla oggi di economia, domani di immigrazione, poi di cultura e infine di medicina e via discorrendo), ma la sua capacità di inquadrare tutto correttamente in una visione di insieme. Cosa che è possibile solo grazie alla sua disciplina, la Filosofia con la maiuscola, l'unica materia in grado di abbracciare la Totalità.

Tempo fa nella lettura del suo libro Minima mercatalia mi impressionò la sua esposizione dell' “idiotismo specialistico”. Oggi sostanzialmente i professionisti delle varie discipline si specializzano oltre ogni misura nel proprio campo arrivando in apparenza a padroneggiarlo alla perfezione, ma pagando in questo un costo altissimo: ognuno diventa del tutto incapace di legare il proprio contributo al quadro generale, alle altre discipline.
Accade così che un certo pensiero, una proposta che può essere perfetta in uno specifico campo possa avere ricadute disastrose in altri ambiti senza per questo disturbare minimamente chi quella proposta l'ha elaborata.
Super specializzati e proprio per questo idioti.

Oggi questa idea dell'idiotismo specialistico mostra i suoi risvolti nella crisi sanitaria legata all'influenza Covid-19 e la parte più drammatica è che buona parte di questo idiotismo non si manifesta nemmeno nel mancato confronto tra discipline distanti, quali la medicina e l'economia, ma all'interno stesso del mondo medico-scientifico a sua volta diviso in mille compartimenti stagni.
Al fine di contenere il contagio e la diffusione della malattia tutti i governi, e quello italiano in modo esasperato, hanno imposto misure d'emergenza quali l'uso di mascherine, guanti, gel, pulizie e disinfestazioni totali, divieto di uscire dalla propria abitazione se non per necessità inevitabili o per lavoro (per quello secondo il capitale si può sempre morire).
Ma proprio qui si manifesta l'idiozia di queste misure. Perché se è vero che possono essere utili a contenere la Covid-19 (fingiamo per un attimo che non ci siano medici e biologi dubbiosi in proposito) è anche vero che quelle stesse precauzioni possono causare danni su altri fronti.
La quasi impossibilità a uscire di casa limita certamente le probabilità di contagio, ma al tempo stesso, specialmente ora che si va incontro alla bella stagione, ci impedisce di sintetizzare con l'esposizione al Sole quella vitamina D di cui siamo tanto carenti e che è invece fondamentale per il sistema immunitario.
L'uso della mascherina a sua volta può proteggerci dal virus o impedire che siamo noi a diffonderlo. Ma è anche vero che protratto per ore, specialmente in condizione di sforzo fisico (ad esempio lavorando) limita la nostra assunzione di ossigeno e aumenta quella di anidride carbonica (ipercapnia), con ripercussioni negative sulla tenuta fisica e sul cervello.
Anche i guanti possono aiutare nel prevenire il passaggio di un virus ma indossarli in modo continuo limita la capacità di azione del nostro microbiota, ossia quell'insieme di microrganismi che ospitiamo anche sulla pelle e che hanno una loro funzione protettiva contro i patogeni.
Non da ultimo non sottovalutiamo il costante clima di paura e allerta che le istituzioni hanno sistematicamente alimentato sin dall'inizio di questa crisi portando una larga parte della popolazione a farsi delatori dei presunti comportamenti pericolosi altrui. Ebbene, la paura e potremmo dire il malumore in generale influenzano negativamente la nostra salute, la risposta immunitaria, predispongono a malattie psicosomatiche secondo alcuni sino allo sviluppo di tumori.

E l'elenco potrebbe proseguire con i divieti a svolgere attività fisica, il distanziamento sociale, le misurazioni della temperatura coi termoscanner, i tracciamenti personali e via dicendo.

Per questo siamo fortemente dubbiosi sulla bontà delle misure d'emergenza sin qui imposte. Perché anche ammettendo la loro efficacia e anche riconoscendo che oggi l'emergenza è la Covid-19 e non altro (ma anche qui potremmo esprimere molti dubbi), queste misure si concentrano sul limitare una singola patologia e perdono di vista l'obiettivo reale della scienza medica e della biologia, ossia la salute umana nel suo complesso.
Il gioco molto probabilmente non vale la candela. La lotta esasperata per evitare sino all'ultimo contagio di una malattia che giorno dopo giorno diventa sempre più facilmente trattabile rischia di produrre, e produrrà, effetti ben più devastanti su altri fronti della salute degli italiani sul lungo periodo.

In pochi se ne accorgeranno e un domani, di fronte all'insorgere di altre patologie, faranno “due più due” facendo risalire quelle future malattie alle misure scellerate di questi giorni.
Specializzati e idioti, persino in senso cronologico, tanto da non saper legare il domani all'oggi.

Noi vogliamo crescere sotto questo punto di vista e lavorare per proporre ai cittadini italiani non misure d'emergenza valide solo nel caso specifico, ma una cultura della salute e della prevenzione totali e universalmente efficaci.